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 genitori psicologi

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acer




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MessaggioTitolo: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeVen Ott 30, 2009 3:31 pm

Ho un disturbo mentale e i miei genitori si sentono psicologi.
A volte vorrei starmene da sola nella mia camera con la porta chiusa e piangere senza che nessuno mi stia a guardare.
Sfogare così la mia rabbia, ma appena chiedo di chiudere la porta i miei iniziano con "che hai... che hai ? ecc.. .. ed io mi innervosisco vorrei solo essere lasciata in pace.
La mia rabbia si scontra con la loro e iniziamo a litigare e loro minacciano di non volermi più aiutare in niente e alla fine mi tocca chiedere scusa perchè in questo momento ho bisogno di aiuto.
Li sento parlare sotto voce, so che parlano di me, gli ho detto tante volte che vorrei che mi parlassero in faccia perchè non sono più una bambina, ma continuano a farlo.
Controllano tutto quello che dico e che faccio e che non faccio.
Provono diversi metodi, come quello di farmi innervosire tartassandomi con discorsi che non voglio sentire, approfittano del fatto che non posso andare via e sono costretta ad ascoltare, sono convinti che così facendo io esprima la mia rabbia repressa e guarisca dal disturbo.Ma non so .. a me tutto questo fa venire ancora più rabbia, perchè mi fa rabbia non poter andare via.
Oggi mi sento molto giù e arrabbiata, ieri non ho potuto evitare il tartassamento.
Ma perchè non capiscono che così facendo mi fanno stare più male di quanto già faccia il mio disturbo?
Scusate lo sfogo.
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Dott.Luca Esposito
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeVen Ott 30, 2009 9:11 pm

Ciao Acer,
Mi presento. Sono il Dott. Esposito, psicologo Clinico, specializzando in Psicoterapia sistemica, fondatore del forum insieme alla collega Dott.ssa Guariniello. Il suo messaggio trasmette la rabbia e la tristezza sottostante che cerca di esprimere in parole. Si avverte tutta e mi dispiace. La relazione con i genitori è pregna di emozioni contrastanti, creando spesso confusione e malcontento. Devo dire che in presenza di una sofferenza emotiva(la definisce vagamente "disturbo mentale", ma come può fornire una descrizione più dettagliata?) la relazione genitori-figlio/a si complica molto di più, tanto da risultare difficile capire cosa c'è prima e cosa c'è dopo. Alla fine si mischiano così tanto da rendere necessario un intervento che trascende solo lei come paziente di riferimento e che coinvolga l'intero assetto familiare, se non per il semplice motivo che la sofferenza coivolge la famiglia e le persone che ne fanno parte, si alimenta e evolve in base a come la famiglia stessa gestisce e risponde ad essa. Tutto ciò ha anche i suoi lati positivi: vale a dire la possibilità di poter dare un significato a ciò che si muove nel profondo di noi stessi, in base a come noi e gli altri rispondiamo a questa sofferenza. Mi sembra di capire che la sua rabbia esplosiva sia provocata da un senso di "invasione" e di provocazione indotto dal comportamento dei suoi genitori, comportamento che sembra un loro tentativo di contribuire alla sua guarigione. Se da una parte la sua sofferenza "chiede" vicinanza, dall'altra questa vicinanza si esprime in modi non efficaci, quasi come se attorno a lei si sia costituita una equipe di terapeuti che fanno un fronte comune sul tipo di terapia da somministrare. Se la terapia non è efficace, l'effetto finale è quello che l'equipe resta comunque unita. La sua sofferenza, dunque, se da una parte ha determinato una concentrazione dell'attenzione su di lei, dall'altra ha sicuramente unito i suoi genitori o come dice lei i suoi co-terapeuti. Prima di continuare, però, vorrei discutere con lei, e magari con altri utenti interessati all'argomento, del tipo di sofferenza che la caratterizza, del come, quando è emersa e di come essa si istalla nelle relazioni della sua famiglia. Ma soprattutto sul come descrive lei, la sua famiglia e le sue relazioni significative al di là della "disturbo mentale"(come lei la definisce). Un abbraccio. A presto
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeSab Nov 07, 2009 7:45 pm

Io ho una madre che quando sto giù cerca di capire che penso...tartassandomi di domande...io sono il tipo che purtoppo,quando sto male, non risco a nasconderlo....voglio avere delle persone vicino...ma non troppo...e sopratt non mia madre...perchè ci sono delle cose ke io non posso e non voglio dirle...non posso dirle che sto male perchè non ho un padre...che sto male quando vedo le altre famiglie delle mia amiche cosi unite...non posso dirle questo...perchè ci sta male anke lui...non è stata colpa sua...lei ha sempre cercato di non farmi mancare niente...ha sempre cercato di farmi da madre e da padre...ma purtroppo io sto lo stesso male....ho sempre detto di voler conoscere qualcuno che ha passato le mie stesse cose...dal tradimento di mio padre,allo stupro alla separazione...per chiedergli come è riuscito a reagire a tutti questi problemi...accanto ho sempre avuto delle amiche con dei padri eccezionali...e quando io mi lamentavo della mia situazione loro dicevano semplicemente ke non dovevo avercela con loro...perchè loro si SFORZAVANO DI CAPIRE...ma sforsarsi di capire...non è CAPIRE...edd è per qst ke ho deciso di fare psicologia...per dare un aiuto concreto a quelle persone che come me ne hanno passate tante...capendo davvero cosa provano...capendo davvero cosa gli passa nella testa ma sopratt nel cuore...adesso sono senza amiche...o meglio...senza persone con cui potermi sfogare...perchè ogni volta che provo a farlo mi sento dire le solite frasi fatte..."mi dispiace...vedrai passerà..." e queste maledettissime frasi mi fanno sentire ogni giorno di più sempre più sola....spero ci sarete almeno voi...grazie....
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeDom Nov 08, 2009 10:15 am

Cara Sossos,
la ringrazio per essersi registrata e aver condiviso con noi parte della sua sofferenza. Ammetto che non mi sorprende che un futuro/a psicologo/a parta da così tanta sofferenza personale e familiare: alla base della scelta della nostra professione spesso, se non sempre, c'è un nucleo caldo che si muove dentro di noi e che ci spinge ad avvicinarci senza timore alla sofferenza dell'altro. Bisogna però fare in modo di non scottarci troppo, e il modo c'è. Tentare di avvicinarsi alla propria sofferenza senza scottarsi troppo, anzi facendo della sofferenza una risorsa per evolvere e crescere. Attraverso questo lavoro si avrà poi la possibilità di condurre lungo lo stesso sentiero percorso altre persone che attraversano sofferenze simili o identiche. Spesso l'ascolto empatico non è sufficiente al cambiamento del disagio, delle problematiche e di tutto ciò che disturba l'altro. Spesso ci vuole un qualcosa in più, in aggiunta alla sensibilità e la capacità empatica, che porta l'altro a intraprendere un percorso simile a quello affrontato da noi stessi, un percorso che porta a risorgere dalle proprie ceneri. Per questo mi chiedo se non sia arrivato(prima o poi, l'assicuro tocca a tutti "noi") il momento per lei di intraprendere un percorso personale con una figura specializzata che faccia dell'ascolto empatico uno strumento di cambiamento utile e auspicabile per lei. Sa si impara molto di più da una terapia che da centinai di libri di psicologia. E' comprensibile la sua rabbia e delusione, con il conseguente allontanamento di tutti o quasi tutti i suoi amici, visto che spesso si rischia nel tramutare le persone care in santoni taumaturgigi, attribuendo loro funzioni di guarigione e di comprensione illimitati per tempo e frequenza. Quando ciò accade, in realtà, il segnale va interpretato come bisogno di rivolgersi a una figura "neutra" che faccia delle sue capacità di ascolto uno strumento di cambiamento. Lo stesso segnale l'abbiamo quando iniziamo ad avvertire il bisogno di curare l'altro. Quando ciò accede dovremmo prima o poi iniziare a riflettere sul se l'altro che vogliamo aiutare o guarire in realtà non sia un altro(cioè qualcosa che trascende la consueta immagine di noi stessi e quindi ci è sconosciuto)in noi. Sento che la tematica dell'aiuto sia preminente oggi nella sua vita, così preminente da farmi venire il dubbio sul se sia utile per lei pensare che qualcuno in questo forum possa davvero aiutarla, qualcuno che non sia lei stessa. E lo può fare, forse, solo con l'ausilio di qualcuno, che come lei un giorno, lo fa per professione. Credo che ci siano tematiche da affrontare e che la renderanno una persona, e un giorno una professionista, migliore.
La sua urgenza con la quale ha iniziato la sua avventura su questo forum, i messaggi inviati, la richiesta esplicita di non abbandonarla ,mi hanno fatto capire che rispondendola o meno sarei diventato prima o poi il successivo nome da inserire nella lista dei traditori, di chi l'abbandonerà, di chi la farà sentire sola. Le chiedo: di solito quanto tempo ci vuole? cosa sigilla un vero tradimento o un vero abbandono? ma soprattutto, cosa sottendono questi vissuti, che funzione reale e fantasmatica hanno?. Un abbraccio a presto.
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeDom Nov 08, 2009 4:20 pm

cosa sigilla un vero tradimento o un vero abbandono? ma soprattutto, cosa sottendono questi vissuti, che funzione reale e fantasmatica hanno?.
scusi l'ignoranza...cosa intende dire? grazie...e comunque non credo di voler iniziare una terapia...non riesco ad esprimere le mie emozioni a voce...starei ore e ore a scrivere...ma a voce proprio non ci riesco...infatti è capitato con delle mie amiche di sfogarmi alcune volte...ma avevo sempre lo sguardo basso...e se non riuscivo a stare ferma...o camminavo oppure dovevo avere qualcosa tra le mani con cui giocare...e per me stessa...andare da uno psicologo...è sinonimo di vergogna...dentro di me so che non avrei qualcosa di normale...anche se è il lavoro che voglio fare...ma...proprio non ci riesco...perchè io so che sono forte...per essere arrivata a quest'anno ho avuto davvero coraggio...non riesco a spiegarmi...spero che avrà capito...è cosi complicato...grazie...
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeDom Nov 08, 2009 7:19 pm

Cara Sossos,
il mio era solo un invito a pensare anche solo la possibilità di iniziare un percorso terapeutico, non certamente di decidere in seduta stante. La sua difficoltà è quella di qualsiasi paziente che un giorno, pieno di dubbi, di vergogna, di rancore, incontrerai nella stanza di terapia nel corso della sua futura vita professionale. Il lato positivo di tutto ciò è che lei capirà tutto questo perchè l'avrà vissuto e l'avrà risolto e quindi saprà come offrire al paziente reticente un utile suggerimento, quello stesso suggerimento che un tempo è nato dentro di lei e che ha determinato il passaggio dall'idea di andare all'andare. Credo prima o poi ci sono tematiche che tutti noi del settore dovremmo affrontare e non basta certo solo la forza di volontà, ma anche e soprattutto il bisogno di essere accompagnati per mano, di riuscire a capire quando è il momento per spostare il bisogno di aiuto dalle relazioni significative a una nuova relazione in cui ci si sente più legittimati e più protetti. Proprio perchè ha difficoltà ad esprimere in parole le sue emozioni credo che lei debba iniziare a pensare un possibile percorso, una sorta di idea salvagente da mettere in un cantoncino della sua mente, da usare in caso di reale necessità. A tal proposito, mi viene in mente che non c'è voce dove non ci sono orecchie pronte ad accogliere ciò che abbiamo da dire, soprattutto se le nostre stesse orecchie non sono pronte a sentire. Mi rendo conto, non è il momento di decidere, ma almeno inizi a fantasticarci un pò su e forse inizi a pensare che spesso le prospettive più buie sono meno nere nella realtà.
Un abbraccio forte. a presto.
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeDom Nov 08, 2009 8:00 pm

Le chiedo...a 8 anni ho subito uno stupro...mia madre aveva scoperto che mio padre l'aveva tradita...e l'aveva lasciato...degli amici di famiglia avevano organizzato un pranzo per farli riappacificare...e siccome era un discorso da grandi noi bambini giocavamo fuori...tra di noi c'era un ragazzo di 16 anni...abbiamo iniziato a giocare a nascondino...io doveva andare in bagno ma non c'era la chiave...dopo un pò è entrato lui..........fuori in macchina c'era mio "padre" che dormiva perchè aveva bevuto molto...era a pochi passi da me...e non ha fatto niente...non gliel'ho mai perdonata...perchè era per lui che noi stavamo lì...se lui non aveva fatto tutto quello schifo...noi in quel momento eravamo a casa come una famiglia normale...questa violenza è stata di me per tanto tempo...il mese prima di fare 18 anni, durante un litigio con mia madre,sono scoppiata e ho detto tutto...c'era anche mio padre...e mentre mia mamma non riusciva e non riesce a darsi pace...lui è rimasto lì...fermo...impassibie...come se niente fosse successo...eppure nelle mie vene scorre anche il suo sangue...un pò di legame dovrebbe esserci o no????....non ho mai avuto un rapporto con lui...mi è sempre mancato...e ho sempre invidiato le mie amike che avevano un padre eccezionale...io non chiedevo di averlo cosi...ma NORMALE...un padre...stop...solo questo...lui ha continuato ad avere altre storie...e mia madre ha aspettato che io mi diplomassi per farmi finire la scuola in totale tranquillità...e a luglio di questo lei se n'è andata di casa...e io ho deciso di andare con lei...ora sono all'università...ma mi sento in colpa per aver lasciato mamma da sola...lei è orgogliosa di me perchè, al contrario di mio fratello, io sto andando all'università...sto cercando di migliorare me stessa...ma ci sto male...sopratt quando penso che lei(con una villa appena terminata)sta sola in una mansarda a morire di freddo...quando mamma si lamentava che non è mai stato un padre...lui si giustificava dicenfìdo che aveva fatto tutto lei...era lei che aveva impedito il rapporto...perchè lei faceva tutto...da mandarmi a scuola...da farmi prendere la patente...quando io sono partita non l'ho salutato...anche perchè quando io e mia madre siamo andate a prendere i panni il giorno prima di partire...lui non mi ha detto niente...neanke una domanda...neanke uno sguardo...niente...ho 2 schede...tim e wind...sono 4 anni che ho la wind...ma lui non lo sa...infatti ogni tanto metto nel cellulare la tim...e proprio adesso ho trovato una sua chiamata....risponderlo...si...ma a che servirebbe?per cosa dirgli? grazie per avermi fatto rovinare e rovinato la mia vita????.......lo odio....ma alle volte credo che anche lui ha un cuore...che anche lui pensa a quanto gli manca una famiglia...che anche lui sta male...lui non ha avuto una famiglia....questo me l'ha detto mamma...perchè io di lui non so niente...e allora se tu sei stato male perchè non hai avuto un padre e una madre...perchè devi far stare male anche i tuoi figli?perchè non eviti anche a loro questa sofferenza? io la cosa che voglio da grande...più che un marito....è un PADRE per i miei figli...quello che io non ho mai avuto...posso anche avere un marito che non mi ama...che mi tradisce...posso subire tutto....ma voglio che sia un buon padre per i miei figli...perchè a me questa figura mi è mancata da morire...e mi manca tuttora....grazie
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeLun Nov 09, 2009 3:19 pm

Cara Sossos,
credo tu abbia tutte le ragioni di questo mondo per avercela così tanto con tuo padre : la mancanza di una figura paterna ( soprattutto quando il padre è presente fisicamente!) crea un vuoto incolmabile, una voragine senza fondo, che con il tempo diventa paura, insicurezza, insomma un vuoto sempre più "vuoto".
Su una cosa non sono d’accordo.
Ti ho sentita parlare in più sedi di "famiglie del mulino bianco", ecco, a mio modesto avviso queste esistono solo nelle pubblicità : nella realtà ogni famiglia ha i propri problemi, i propri disagi e sinceramente mi sembrerebbe alquanto strano vedere una famiglia perfetta senza difficoltà...e la troverei più patologica di una con tanti problemi!
La tua amara realtà è che più che confrontare la tua famiglia con quella delle tue amiche, dovresti accettare il fatto che non puoi cambiare la tua famiglia, ma devi accettarla così com’è (tuo padre compreso), così come non puoi modificare il tuo passato, ma c'è qualcosa che puoi fare, ovvero puoi vivere il presente e fare in modo di costruirti un futuro migliore!
Posto quindi che tutto ciò che hai oggi è la tua famiglia così com’è, ti trovi di fronte ad un bivio, ovvero continuare ad utilizzare le tue forze nella lotta per rinnegare la tua famiglia oppure fare in modo di ricucire la tua storia familiare, rimettere a posto i puzzle, cercare di costruire i rapporti con tuo padre partendo ad es, dal CONOSCERLO, e così via..
Nel primo caso, continueresti a scappare dalla realtà, continueresti ad essere divorata dalla tua rabbia e dalla tua disperazione, e siccome le nostre radici sono e saranno sempre con noi ovunque saremo (anche se ci trasferiamo in America, ed i nostri genitori non sono più vivi..) continueranno a perseguitarti ed a condizionarti in tutto e per tutto la vita, tanto da indurti a fare scelte intese come reazioni a loro a discapito della tua serenità ( Un es. può essere il desiderare più che un marito, un padre per i tuoi figli, addirittura sostieni "..posso anche avere un marito che non mi ama...che mi tradisce...posso subire tutto....ma voglio che sia un buon padre per i miei figli", questa non mi sembra una scelta per TE, ma una reazione... ).
Nel secondo caso intraprenderesti un percorso sicuramente in salita, durante il quale dovresti fare i conti con nodi irrisolti della tua vita, però cominceresti a dare un senso al tuo dolore, l’affronteresti, lo metabolizzeresti, e potresti finalmente andare avanti …
Sai, io sento si che la tua sofferenza e la tua rabbia sono ancora così vive dentro di te, ma tanti elementi mi fanno pensare che non è tua intenzione lasciarle lì dove stanno, altrimenti forse non avresti neanche scelto psicologia... mi sbaglio? Ti sento addirittura disposta a capire il comportamento di tuo padre, a cercare di conoscere la sua storia, in fondo lui ti manca ancora e se lui ti è mancato non è ancora troppo tardi per recuperare : hai/avete tutta una vita davanti..

Quindi come giustamente ti ha suggerito il Dott.Esposito, anch’io ti invito ad ipotizzare l’inizio di un percorso psicoterapeutico che ti aiuti a trasformare la tua sofferenza attuale e passata da “vergogna” che ti perseguita in una risorsa per TE e per la tua/nostra futura professione, e come diciamo sempre io ed il Dott.Esposito “nessuno sguirebbe qualcuno lungo un sentiero che non abbia già percorso a sua volta”(R.Aurilio).

Facci sapere come procede e cosa decidi.

Un abbraccio
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MessaggioTitolo: Re: genitori psicologi   genitori psicologi I_icon_minitimeVen Nov 27, 2009 12:33 am

...è un padre ke dovrebbe preoccuparsi ed interessarsi alla figlia no???...è il padre ke dovrebbe darle un buon esempio...è lui ke dovrebbe avvicinarsi...chi è il genitore...lui o io???quando sono scesa al mio paese l'ho cercato dove lavorava...ma ogni collega mi diciva una cosa diversa...forse x coprirlo...il mio ragazzo mi ha chiamato un giorno per dirmi ke lui l'aveva chiamato...lamentandosi di nuovo di me...non sapeva ke fine avevo fatto...e sopratt gli ha chiesto "ma voi km vi sentite?" e il mio ragazzo ha risposto con la wind dandogli il numero...una volta avuto il numero lui mi ha chiamata una sola volta e basta...ma io non l'ho risposto...sono 4 anni ke ho questa benedetta wind...dico io...vedi tua figlia con 2 telefoni...ti chiederai perchè ne ha 2? ed è possibile ke un "estraneo" debba darti il mio numero??? questa è la grande considerazione che lui ha avuto di me in questi anni...quindi...a cosa servirebbe avvicinarmi a lui e capirlo...ormai sono stata 19 anni senza di lui...ed è davvero troppo tardi...vorrei soltanto che la smettesse di far stare male mamma...solo questo..................................
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