Vorrei chiarire un paio di punti
riguardo il mio contributo come
Psicologa su questo sito.
Parlo per me,
non posso arrogarmi il diritto
di intervenire al posto dei miei colleghi,
anche se credo che il mio pensiero
sia condivisibile da tutti e tre.
Fermo restando che ho piacere
ad interagire, rispondere, ascoltarvi quando possibile,
sia sul forum, sia in chat, sia soprattutto
in privato, dove avviene gran parte
dei nostri scambi, intimità scritta di cui
sono molto fiera e della cui fiducia vi ringrazio
di vero cuore,
vorrei vi fosse chiaro però che io
non ho il “dovere” di rispondere.
Non ho nessun dovere, in realtà.
Voi non siete miei pazienti,
avete i vostri terapeuti come punti
di riferimento per eventuali dubbi
sul percorso di terapia, che, spero,
ognuno di voi faccia con impegno e pazienza.
Non sono un prete.
Non faccio quello che faccio
per “aiutare”, ma per amore della scienza,
con rigore, metodo, analisi,
perché mi ritengo una persona professionalmente
e umanamente valida,
e perché ritengo utile a voi
approfondire certe tematiche
o avere la possibilità di trovare conforto
in momenti particolarmente stressanti.
Ciò però non dev’essere confuso con un “servilismo”
tipico di altri mestieri che non mi competono.
Lo so che questo discorso potrà suonarvi strano,
freddo ed informale, tento di stabilire
dei legami affettivamente significativi
perché questo permette a voi
nel limite posto dal virtuale, di elaborare
dei vissuti rimasti in sospeso, di capire meglio
voi stessi e quanto vi succede,
di avere un altro punto di vista.
Ma anch'io sono un essere umano,
con i miei limiti, le mie ombre,
i miei momenti no.
La mia disponibilità
come quella dei miei colleghi
è limitata
nel tempo e nello spazio
alla volontà e al tempo libero
che concedo a questo spazio.
Io non lavoro su questo forum.
Il mio lavoro si fa in studio, a scuola,
nei centri di salute mentale,
ma di certo non su un forum.
Gli scambi sul forum non sempre sono costruttivi,
spesso sono semplicemente post amichevoli
dove vengono posti in essere emozioni
o pensieri personali,
in cui noi, in tutta franchezza, non c’entriamo
proprio nulla.
Secondo punto.
Non sono un amica.
Sono una psicologa clinica,
e vi guardo con l’occhio del professionista
attento e scrupoloso,
ci sono delle regole in questo genere di rapporti
come nel setting, così anche nel virtuale,
e siccome nel virtuale i confini non sono ben distinti,
vorrei ricordarvi di non confondere
l’apertura e la tolleranza
con la confidenza in senso stretto.
Non ho motivo di parlarvi dei miei problemi,
né di fatti miei privati.
Tali sono e tali devono rimanere per i motivi
elencati finora.
Non ha alcun senso che lo psicologo
parli di sè.
Siete voi a dovervi mettere in ascolto
di voi stessi.
Non è sbagliato, o deontologicamente scorretto,
ma non è necessario.
Spero di non avervi offeso,
né tanto meno, deluso.
E se l’ho fatto sappiate che
ogni rapporto umano in qualche modo
ci delude, questo non toglie nulla al lato buono
della relazione, né alla sua efficacia.